“Restiamo infine
ad ascoltare le onde,
l’ultimo fruscio del cosmo.”
Antonio Sanges (Tricarico, 1991) è poeta, saggista e studioso di letteratura e filosofia contemporanea. Ha studiato a La Sapienza, Paris 8 e University College London.
Ha pubblicato tre raccolte poetiche, tra cui Distensione del destino (Ensemble, 2025), e il saggio Les jeux sont faits (Carla Rossi Academy Press, 2023), dedicato a Beckett e alla “cultura della superficie”. Vive a Roma.
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Distensione del destino (Ensemble 2025)
il nuovo libro di poesia di Antonio Sanges
Dicono del libro
Distensione del destino è in definitiva un grande sguardo sull'umanità e sul suo futuro e sul senso del permanere. L'ultimo componimento, che dà il titolo al libro, sintetizza in conclusione la posizione intellettuale e umana di Sanges. Una visione nella quale la distanza tra gli individui appare poter essere ricomposta, ridotta in una istanza esistenziale nella quale il tempo si ferma, rallenta almeno, e un apparente "senza fine" finalmente ci dà la possibilità di afferrare a fondo il midollo della vita, come diceva Thoreau.
Marco Tabellione, Poetrydream
La nuova silloge di Antonio Sanges può essere considera- ta un ininterrotto dialogare di un’anima esigente e inquieta con il fantasma di una Natura arida e avara e con ambigue di- vinità più beffarde che benevole.
Poesia di teologia negativa, di “barlumi” montaliani, di “parole celate” che, se si palesano, è solo per confondere ul- teriormente. L’esplorazione è cauta, le soste su baratri e abissi non concedono ristoro. Le stagioni hanno un ruolo prima- rio, ma su tutte sembra inizialmente prevalere il côté inver- nale. Le gocce di pioggia sono le “lacrime degli dèi”, entità enigmatiche che giocano a nascondino presiedendo a una sorta di rappresentazione farsesca di cui forse anch’essi ignorano il senso.
Silvio Raffo, prefazione
Si tratta del tema dell’unità nel diverso, oltre i contrasti, oltre il dualismo e la superficiale apparenza di tutte le cose. È pietra filosofale, materia originaria che è densa di spirito celestiale: lo ama e n’è amata perfettamente, specularmente. L’umanità ha perduto questo contatto, ma anela sempre a recuperarlo, nella sua pena, nel desiderio mai soddisfatto, nell’inquietudine. Non deve temere l’angoscia di molti sospiri; e Sanges certo non teme. Esplora dentro il suo buio, e forse non si è ancora accorto di farlo come alchimista che valorizza la determinante “Opera al Nero”, la morte e disgregazione ‒ nigredo ‒ che può annientare i paurosi, e invece rafforza chi sa aspettare umilmente, resiste sotto le onde e contempla quella «sirena» senza lasciarsi ammaliare (pp. 59-60).
Marino Alberto Balducci, Diacritica